Piet Mondrian, Seascape, 1909

Piet Mondrian, Lighthouse at Westkapelle, 1909 Piet Mondrian, Study of Trees 1, 1912 Piet Mondrian, Composition II, 1913 Piet Mondrian, Pier and Ocean 5, 1915


Mentre tutto cambia attraverso continui squilibri fra orizzontali e verticali, un quadrato esprime nel centro un più stabile a durevole equiibrio fra le opposte direzioni.
La dualità orizzontale-verticale, da cui nasce tutta la molteplicità, si trasforma in unità quando le opposte direzioni si equivalgono e ciò avviene in modo compiuto solo in quel quadrato centrale. Tutta la molteplicità che scaturisce da continui sbilanciamenti fra orizzontali e verticali si esprime in sintesi nella proporzione quadrata.

Il pittore può così suggerire il mutevole aspetto della realtà (tutte le diverse relazioni fra orizzontali e verticali..) senza tuttavia trascurare un'ideale sintesi ed unità invocate dallo spirito umano di fronte all'infinita varietà del mondo.

Altrove vediamo dei tentativi analoghi verso proporzioni quadrate che tuttavia non raggiungono la condizione permanente del quadrato che si osserva nel centro.
Ci confrontiamo così con uno spazio incerto, denso di equilibri instabili che nel quadrato centrale raggiungono un momento di stabilità e certezza per poi riprendere a mutare assumendo configurazioni sempre nuove e diverse.

La composizione esprime un equilibrio ideale (il quadrato) ed allo stesso tempo tiene conto dell'imprevedibile evolvere dell'esistente con i suoi incerti e mai del tutto raggiunti equilibri, sempre in bilico tra forze contrastanti. Pensiamo anche alla nostra vita interiore sempre contesa fra pulsioni opposte.

“Nell'arte è importante distinguere due tipi di equilibrio: 1) equilibrio statico 2) equilibrio dinamico. È sempre naturale per gli esseri umani ricercare l'equilibrio statico. Questo equilibrio è ovviamente necessario all'esistenza nel tempo. Ma la vitalità, nella continua successione nel tempo, distrugge sempre quest’equilibrio.
L'arte astratta è un'espressione concreta di tale vitalità.”
(Mondrian)

 

 


 

 

Nel corso della fase cubista orizzontale e verticale si compenetrano generando una molteplicità di relazioni diverse. Ogni segno è diverso in base ad una sempre nuova combinazione fra le opposte direzioni. Ogni segno è diverso ma tutti condividono una stessa intima natura e cioè il rapporto perpendicolare.
Riducendo le parvenze del mondo ad un mutevole insieme di rapporti perpendicolari, Mondrian compie un'operazione arbitraria rispetto alla nostra comune percezione delle cose; operazione che tuttavia gli consente di evocare nelle due concrete e veritiere dimensioni della pittura la più ampia idea di varietà; quella che noi tutti vediamo nel mondo reale.
Sebbene tutti i segni condividano la stessa fondamentale relazione fra orizzontali e verticali, ogni segno esprime qualche cosa di diverso. Anche nel mondo reale ogni forma vivente è diversa dalle altre ma tutte condividono delle stesse proprietà di base. “C'è un disegno comune a tutte le cose, le piante, gli alberi, gli animali, gli uomini, ed è con questo disegno che si deve essere in consonanza" (Henri Matisse). Come sintonizzarsi con tale disegno se non astraendo dall'aspetto particolare di ogni singola cosa? In questa fase Mondrian getta le fondamenta di uno spazio plastico che vuole suggerire, seppure in forma astratta, la totalità delle cose. "L'arte deve esprimere l'universale" dirà Mondrian.
"Dipingere non è copiare servilmente l'oggetto, è cogliere l'armonia fra numerosi rapporti e trasferirli in un sistema proprio, sviluppandoli secondo una logica nuova e originale.
" (Cézanne)
"Quanto ai dettagli, il pittore non deve più preoccuparsene. C’è la fotografia per rendere cento volte meglio e più rapidamente la moltitudine dei particolari." (Matisse).