Abbiamo visto come dai primi dipinti naturalisti si sviluppi una fase espressionista durante la quale lo spazio virtualmente infinito del paesaggio naturale entra in relazione con uno sviluppo verticale che suggerisce la dimensione finita in cui l'uomo pensa, progetta e costruisce.
Le opposte direzioni trovano una prima sintesi nella figura di un albero dove una verticale (il tronco) richiama a sé una molteplicità di rami che si espandono prevalentemente in senso orizzontale.
Con l'evoluzione dell'albero in senso astratto, alla funzione unificante del tronco si sostituisce quella di un rettangolo che nel centro evoca sintesi ed unità di un mutevole insieme di relazioni fra orizzontali e verticali.

Vedremo ora come quel rettangolo diventi due anni più tardi una proporzione quadrata.

 

Piet Mondrian, Pier and Ocean 5, 1915

Nel 1914 Mondrian si reca nei Paesi Bassi per un breve lasso di tempo ma lo scoppio
della guerra lo costringe a restarvi per un periodo di tempo molto più lungo.
Dopo due anni trascorsi a Parigi, il pittore torna dunque a confrontarsi con i luoghi
dove era iniziato il suo percorso lavorativo; in particolare con il tema del mare.

Con questa nuova serie di opere si ripropone in forma astratta la relazione fra l'estensione orizzontale
dei paesaggi naturali e lo sviluppo verticale delle costruzioni umane che Mondrian
aveva già evidenziato fra il 1908 ed il 1911 durante la fase espressionista.

Nel 1914 il pittore riparte dunque da un paesaggio del mare (1)

 

2: la fascia orizzontale nella parte alta
evoca l'orizzonte infinito del mare mentre
con una verticale in basso prende corpo
la dimensione finita del molo.

Come già nella struttura dell'albero,
anche ora il pittore si confronta con un moto di
espansione orizzontale ed una simultanea
concentrazione in senso verticale.

  Piet Mondrian, Pier and Ocean 2, 1914

L’orizzonte infinito del mare (1) diventa una fascia orizzontale (2) la quale, sollecitata dalla verticale del molo,
assume nella zona centrale in alto una forma quadrangolare (3) che si trasforma in una serie di proporzioni quadrate (4)
per poi confluire in un unico quadrato che presenta il più equilibrato dei rapporti possibili fra orizzontali e verticali (5).

Mentre tutti gli altri segni esprimono incessante divenire, con repentine predominanze di una o l'altra direzione, il quadrato esprime equilibrio ed armonia fra gli opposti. L'orizzonte infinito del mare (simbolo del naturale) e la dimensione finita del molo verticale (simbolo di presenza umana o, come diceva Mondrian, dello spirituale) si equivalgono nel quadrato.

  Piet Mondrian, Pier and Ocean 3, 1914 Piet Mondrian, Pier and Ocean 4, 1914 Piet Mondrian, Pier and Ocean 5, 1915

Il rettangolo del 1913 ed il quadrato del 1915 equivalgono al tronco dell'albero del 1910-12 con la sostanziale differenza che il tronco univa i rami di un certo albero mentre rettangolo e quadrato, in quanto forme neutrali non riferibili ad un particolare oggetto, valgono come unità di tutte le cose.

Il quadrato di cui parliamo non è una forma geometrica predefinita ed inserita tout court nella composizione, bensì quel particolare momento della composizione stessa in cui forze contrarie, che interagiscono in mille modi diversi, raggiungono per un momento sintesi ed equilibrio. Apri scheda.

Sopra al quadrato che evoca unità vediamo un secondo quadrato al cui interno si nota un segmento verticale disgiunto da due segmenti orizzontali. Questi fuoriescono dal perimetro del quadrato e formano due segni a croce con i lati verticali del quadrato stesso.

  Piet Mondrian, Study of Trees 1, 1912 Piet Mondrian, Composition II, 1913 Piet Mondrian, Pier and Ocean 5, 1915

 

 

 

 

1

Mare (Blocco Schizzi 1, Domburg), 1914, Matita su Carta, cm. 11,4 x 15,8

Fig. A - Fotografia di un luogo analogo a quello scelto dal pittore.

 

2

Molo e Oceano 2, 1914, Carboncino e Guazzo su Carta, cm. 50 x 62,6

3

Molo e Oceano 3, 1914, Carboncino su Carta, cm. 50,5 x 63

4

Molo e Oceano 4, 1914, Carboncino su Carta, cm. 50,2 x 62,8

5

Molo e Oceano 5, 1915, Carboncino, Inchiosto e Gouache su Carta,

cm. 87,9 x 111,7

Diagramma

  1912   1913   1915  

L'artista rivolge poi lo sguardo ad un molo lungo la costa (Fig. A) che gli appare
come una pulsione verticale che si compenetra con il flusso orizzontale del mare.
Da qui si svilupperanno opere che prenderanno il nome di Molo e Oceano (2 - 3 - 4 - 5).
Il molo equivale alle verticali dei fari, dei mulini e dei campanili degli anni precedenti.
Come quelli, anche il molo si compone di materia naturale trasformata in artificio dall'ingegno umano.
Il molo è un elemento che tende a permanere, diversamente dal mare che cambia continuamente aspetto.
Lo spirito umano invoca quiete e permanenza di fronte all'innarestabile divenire della natura.

 

La varietà generata da mutevoli relazioni fra pulsioni opposte si riduce nel quadrato
dove le cose fra loro più diverse (orizzontale e verticale) presentano una stessa misura, vale a dire,
acquistano uno stesso valore. In quel momento la dualità che genera molteplicità si annulla e la pluralità
di entità diverse generate dalla prevalenza di orizzontali o di verticali svela un'intrinseca unità

Quel quadrato è dunque una sintesi ideale di tutte le possibili combinazioni
fra orizzontali e verticali, vale a dire, sintesi più stabile del mutevole spazio circostante.
Fino a 4 si notano ancora delle linee oblique mentre 5 si sviluppa solo ed esclusivamente mediante
il rapporto perpendicolare che d’ora in avanti sarà il fondamento del nascente spazio plastico.

 

Quei due segni a croce ci dicono che l'equivalenza fra opposti e l'unità del molteplice raggiunte nel quadrato sottostante tornano a scomporsi in una dualità che rifluisce poi verso la varietà di situazioni diverse dove prevale di nuovo l’una o l'altra direzione. L'unità che si genera con il primo quadrato, si riapre al molteplice con il secondo quadrato. Sarebbe forse più giusto parlare di uno stesso quadrato visto in successione.

Ad unità tendenzialmente statiche come il tronco dell'albero ed il rettangolo del 1913 subentra ora un’unità dinamica che si genera dallo spazio molteplice in forma di equivalenza di opposti (il quadrato) per poi riaprirsi più in alto e rifluire verso il molteplice. Si tratta di un progresso fondamentale nell'evoluzione del pensiero visivo di Piet Mondrian. Apri scheda.

 


Riassumendo: all'estensione infinita della natura si contrappone la dimensione finita del soggetto umano che riconduce ad uno spazio mentale, vale a dire, uno spazio misurabile, l'incommensurabile spazio della realtà fisica. Esterno ed interno, fisico e mentale (concetti opposti che si esprimono in pittura con il contrasto fra orizzontale e verticale) si alternano per poi trovare momenti di equilibrio e sintesi
che tuttavia non durano a lungo. Questa è la dinamica essenziale di tutto ciò che noi sperimentiamo nella vita reale.

Fra il 1914 ed il 1915 Mondrian riparte dunque da alcuni schizzi naturalistici del mare (1) per giungere ad una composizione astratta (5)
la cui finalità non è di evocare un certo paesaggio del mare ma di porsi come una sorta di diaframma attraverso cui la coscienza può aprirsi a tutti i paesaggi del mondo preservando un certo livello di integrità ed unità. Uno spazio universale, e perciò astratto, dove tutto cambia (come la realtà esterna) ed allo stesso tempo dove qualche cosa permane (come invocato dal mondo interiore).

 

Il quadrato ed i "quasi quadrati" che prendono forma fra il 1912 ed il 1915 diventeranno una costante
di tutta l’opera successiva di Piet Mondrian.

Fra il 1916 ed il 1932 il parametro quadrato sarà un elemento costante ma in continua evoluzione.

 
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