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7: su di una nuova tela Mondrian traccia delle linee rette orizzontali e verticali che, diversamente dalle opere precedenti, attraversano senza interruzione l'intero spazio del dipinto. Ciò conferisce dinamismo alla composizione. L'interazione fra rette orizzontali e rette verticali genera uno schema regolare formato da una moltitudine di piccoli rettangoli di uguale misura che hanno le stesse proporzioni della tela. Tale schema diventa irregolare in virtù dell'imprevedibile ed asimmetrico ritmo dei colori. Quattro rettangoli di uno stesso colore si uniscono e formano dei rettangoli più grandi; se ne vedono tre rossi, uno giallo ed uno blu disposti intorno ad un più grande rettangolo bianco che prende forma nel centro della composizione. |
9 presenta un grande quadrato composto da aree di diverso colore che si evidenziano in virtù di un parametro che ne guida lo sviluppo:
le quattro aree quasi quadrate (due gialle, una grigio chiaro ed una rossa) sono ciascuna il doppio dei tre rettangoli orizzontali in basso (grigio, nero e giallo) e la metà del grande rettangolo blu verticale sulla destra.
Le aree esterne a quel grande quadrato non rispondono più a questo parametro costante e lo spazio si fa più disordinato. Diversamente da 7 dove la sintesi si realizza con il bianco e nero, qui Mondrian tenta una sintesi di tutti i colori e "non-colori" e ciò equivale a dire, sintesi del naturale (orizzontale, giallo, rosso blu) e dello spirituale (verticale, bianco, grigio, nero). D'altronde, che cosa rappresenta lo spazio di una tela se non l'incontro fra mondo esterno (ciò che Mondrian chiamava il naturale) e mondo interiore (lo spirituale)? In verità se pensiamo all'odierno spazio delle grandi città, il mondo esterno non è più solo natura ma, spesso, prevalentemente artificio. Un'altra ragione che induce a mettere in campo forme astratte dalle parvenze naturali. |
In questa fase Mondrian lavora dunque per aprire la sintesi quadrata ai diversi colori, vale a dire, aprire l'unità al molteplice senza tuttavia perderla.
Si tratta di un'apertura già suggerita nell'opera del 1915 con i due quadrati: il quadrato sottostante che si apre più in alto e rifluisce verso lo spazio molteplice e se nel 1915 lo spazio molteplice era formato solo da segmenti neri, ora esso è formato anche da aree di diverso colore. |
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La questione dell’uno e del molteplice non riguarda solo il pensiero mistico, filosofico e scientifico |
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1915 |
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1916 |
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1917 |
4 |
1917 |
5 | 1918 |
6 |
1919 |
7 |
1919 |
8 |
1920 |
9 |
1920 |
10 |
1920 |
1901 |
1912 |
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1913 |
1915 |
1917 |
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1919 |
1920 |
Il quadrato ed i "quasi quadrati" del 1915 (1) si aprono a variazioni cromatiche (2) 4: possiamo vedere questa composizione come la continua variazione di una proporzione quadrata che si sbilancia ora in senso verticale ed ora in senso orizzontale assumendo qui un colore e lì un altro colore. Il quadrato che fungeva da sintesi unitaria nel 1915 (1) si moltiplica ora per mezzo dei colori, l'ovale si dissolve e la composizione sembra perdere coesione. |
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"Sentendo la mancanza di unità, misi i rettangoli a contatto: lo spazio divenne bianco, nero o grigio; Unendo rettangoli e quadrati il pittore sembra cercare una sintesi dei diversi colori. Tale impressione si conferma osservando 6 |
Dopo aver tentato una insoddisfacente sintesi dei colori con tre quadrati sovrapposti (6) Mondrian opta dunque per una soluzione Fin dagli inizi l'artista si confronta con l'infinita estensione e diversità de mondo cercando di esprimere equilibrio fra molteplice ed uno; "tra l'infinita varietà delle sembianze e l'unità formale dello spazio-coscienza" (G. C. Argan). La sintesi tentata in 6 appare come una giustapposizione di tre distinti quadrati e quella raggiunta in 7 è sintesi di bianco e nero. |
Poiché cromaticamente così eterogeneo, il grande quadrato (9) non emerge tuttavia con l'evidenza che Mondrian vorrebbe. |
Dal 1920 inizia a svilupparsi una dialettica fra uno (la proporzione quadrata) e molteplice Si noti come fra il 1901 ed il 1920 la sintesi si generi sempre nella zona centrale della composizione. |
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Ogni cosa è al tempo stesso una e molteplice, finita ed infinita secondo il rapporto di posizione ed il livello di percezione che noi, di volta in volta, instauriamo con le cose. Ogni aspetto di vita si presta ad una lettura immediata e superficiale che non esaurisce la sua reale complessità.
Composizioni che abituano a contemplare l'uno ed il molteplice esortano ad aprire la mente per vedere ogni cosa nella sua reale complessità ed al tempo stesso come parte di un insieme più vasto. Vedere tutto nell'uno e quell'uno a sua volta come parte di un tutto. |